C'era una volta una bambina che non aveva paura della morte.
La morte aveva il volto benevolo di una pupa di zucchero
i colori audaci della frutta di martorana
il sapore dolce dei melagrani
la scioglievolezza della glassa dei taralli
la frenesia della ricerca dei doni nascosti in casa.
La festa dei morti arrivava ogni anno al volgere dell'autunno
in quel tempo in cui il clima impazzito non ci aveva portato via del tutto le stagioni di mezzo e i colori del passaggio erano ancora forti e distinti.
Giocavo a far scriocchiolare le foglie arancio danzanzo leggera con le mie nuove scarpe, rigorosamente ballerine-nere-di vernice.
Passavo la notte precedente l'arrivo della festa a giocare con mia sorella,
si poteva anche fare più tardi, il giorno dopo non c'era scuola.
Non si vedeva in giro per casa traccia di doni,
nessun cesto di dolci, andavo a letto senza che alcuna leggenda popolare
mi avesse terrorizzata, non aspettavo, con il cuore che batteva a mille, nessun morto dispettoso che venisse a solleticarmi i piedi.
Non credo che mia madre non conoscesse queste credenze forse, semplicemente, non le sembrava opportuno raccontarle a due bambine.
Eppure provo ad immaginare i brividi e l'ansia che avrei provato ad ogni scricchiolare di muro se le avessi conosciute...
Così la mattina arrivava senza che io avessi dovuto intonare orazioni
per l'anima dei cari estinti per convincerli della bontà del mio cuore e di quanto meritassi gli agognati doni. Dei doni, invece si faceva ricerca in tutta la casa, e ogni anno il nascondiglio era nuovo, altro che cercare nell'armadio come l'anno passato! Bambole e dolciumi, abiti nuovi e scarpette, era una gioia per i bimbi, i morti erano arrivati. Senza paura, beata incoscienza.
Frutta di martoranaIngredienti
Kg 1 farina di mandorle
Kg 1 zucchero a velo
g 150 glucosio
g 110 acqua
n° 2-4 fiale di aroma mandorle
n° 1 bustina di vanillina
colori alimentari
alcool per alimenti
vernice alimentare a base di gommalacca alimentare
Miscelare in una scodella la farina di mandorle, lo zucchero a velo, il glucosio,
la vanillina e l’aroma di mandorle.
Versare l’acqua sulla miscela ottenuta e impastare per pochi minuti, dapprima
con un cucchiaio e poi con le mani. Non impastare per molto
tempo perché si otterrebbe un impasto oleoso e non più utilizzabile.
Passare le mani nell’amido per dolci e formare, con l’impasto ottenuto, delle
sfere di varia dimensione tenendo conto del tipo di stampo che si vuole utilizzare.
E’ importante, in questa fase, passare più volte le mani nell’amido per
ottenere delle sfere ben lisce e non appiccicose.
Spennellare la forma di gesso con l’amido (oppure rivestire la forma con una
pellicola trasparente per uso alimentare), inserire la sfera di pasta di mandorle
nello stampo, pressarla leggermente e quindi estrarla. Togliere con un pennello
le tracce di amido e lasciare riposare per un giorno prima di procedere alla
colorazione.
Per colorare la pasta di mandorle utilizzare i colori alimentari sciogliendoli in una soluzione al 50% di acqua e alcool per alimenti.(In mancanza di alcool si può utilizzare un liquore secco allo stato puro come Gin,Wodka, Whisky, Cognac).
Se si desidera lucidare la frutta di Martorana, dopo aver fatto asciugare i colori
per almeno un giorno, si può passare la vernice a base di gomma lacca, usando un pennello asciutto.
Tradizione vuole che la frutta di martorana venisse preparata dalle monache benedettine del monastero della chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio detta appunto "La Martorana". Si racconta che trovando gli alberi del giardino spogli dei propri frutti queste li avessero addobbati con i frutti a base di farina di mandorle, rendendo così il giardino accogliente e adorno di frutti colorati in occasione della vita del papa dell'epoca.
L'uso, invece, di preparare dolci a base di mandorle e zucchero è più antico e di derivazione araba.