giovedì 30 giugno 2011

Profumi d'estate, marmellata di ciliegie



"Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduto.

Fu un sogno fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per gioco
perché i ciliegi tornassero in fiore..."
Un Medico Fabrizio De Andrè

Quello che siamo da bambini
ciò che amiamo e che sogniamo
in qualche modo ce lo portiamo dentro tutta la vita
anche se magari ci ritroviamo a trentun'anni
diverse e lontane da quello che ci eravamo immaginate.

Ricordo le estati della mia infanzia
il gelsomino al balcone dei miei nonni
le passeggiate in bicicletta
i tramonti interminabili
quel cielo chiaro
che prolunga la durata del crepuscolo
fino a cedere il passo alla notte piena di stelle.

I panieri di frutta che mio nonno portava dalla campagna
le sue nespole
i cesti di pesche dello zio Giovanni
le feste patronali al paese di mio papà
la sonnolenza dei pomeriggi dopo una mattina al mare.

I profumi intensi dei fiori e della frutta
il rosso porpora delle ciliegie.
La mia frutta d'estate preferita.
Di quando ero bambina non ho perso
la capacità di emozionarmi
la fiducia nell'amicizia
anche se mi è capitato spesso di pensare
di non riuscire più a fidarmi di nessuno
oggi mi scopro invece
emozionata a fiutare la possibilità di trovare una nuova amica.

Rimango ancora la stessa istintiva ed irrazionale fanciulla che ero a sedici anni
e credo che quello che intuisco nel profondo di me
avrà sicuramente la sua verità
e non potrà essere un male
comunque vada a finire.

Conservo ancora l'amore per le ciliegie
e mi scopro emozionata e vedermi la mani violacee
per averne sminuzzate tante



per farne la prima marmellata della mia vita.

Marmellata di ciliegie

Ingredienti

150 gr di zucchero per 300 gr di ciliegie

Mettete sul fuoco dolce ciliegie snocciolate o tagliate a metà e zucchero
e lasciate cuocere per mezz'ora o finché la marmellata non si sia addensata abbastanza.

domenica 5 giugno 2011

Un racconto da thè (Thè degli amanti e Madeleines alle mele, cannella e mandorle)



“Scusi, sto cercando un romanzo di Safran Foer “Ogni cosa è illuminata” “Può trovarlo alla sezione narrativa contemporanea nello scaffale di Guanda Edizioni”.
Non aveva avuto bisogno di girarsi e guardarla, anche se erano passati dieci anni la sua voce non era affatto cambiata.

Una voce acuta e un po’nasale ancora da ragazzina, anche se ormai era quella di una donna. Il sei aprile avrebbe compiuto trentadue anni. “Sono nata lo stesso giorno di Jeanne la compagna di Modigliani”, diceva sorridendo maliziosamente e lasciando scivolare una ciocca dei lunghi capelli ramati sui grandi occhi neri, consapevole del potere evocativo che il ricordo dei nudi di Modì avesse su di loro. Non poté resistere alla tentazione di guardarla un attimo e così si voltò, ma quella voce che aveva sentito solo un attimo prima dietro le sue spalle era ora lontana. Riuscì solamente ad intravederla nei pressi dell’uscita, togliersi il badge dalla maglia e infilarsi un cappotto di tweed avvolgente come quelli che usava da studentessa, quando affrontava le fredde mattine invernali per recarsi in facoltà in sella alla sua vecchia bici da passeggio. “È vintage, ribatteva calcandosi per bene il basco nero fatto ai ferri”.

Lasciò cadere il libro che aveva in mano e corse verso l’uscita. Non sapeva nemmeno cosa avrebbe fatto. L’avrebbe chiamata? L’avrebbe fermata? Che cosa le avrebbe detto? “Scusa se non ti ho mai più richiamata?” Finì soltanto per seguirla. Lei non sembrava avere fretta, camminava alla fioca luce di un pomeriggio di gennaio sotto un cielo grigio che minacciava pioggia da un momento all’altro. Non aveva ombrello. La guardava camminare sicura, l’andatura morbida, ancheggiava leggermente e anche se non aveva guardato sapeva che portava i tacchi. I capelli, meno lunghi di come ricordasse, erano scompigliati dal vento. Si chiedeva cosa avesse fatto in tutti quegli anni, chi avesse incontrato, cosa l’avesse fatta ridere e piangere. Sapeva solo che aveva vissuto a Parigi e che aveva fatto la scenografa in un teatro.

L’inverno si riconosceva da questo: alle tre del pomeriggio era ancora giorno ma un ora dopo sembrava fosse già sera. E così mentre i lampioni per strada cominciavano ad accendersi, senza saperlo era arrivato a destinazione, lì dove avrebbe scoperto molto più di quanto avesse immaginato seguendola per strada.

La vide entrare in un Caffè, la giovane coppia dietro al bancone la accolse con affetto, lei li salutò dall’ingresso poi si diresse nella stanza affianco a quella da cui era entrata. Due bambini giocavano ad un tavolino posto dietro la vetrata, su un piatto dei biscotti e due tazze con disegni di animali con del latte caldo o della cioccolata. Quando entrò nella stanza uno dei piccoli le corse incontro abbracciandola, lei gli diede un bacio sulla bocca e si sedette a terra insieme a loro tenendo il bimbo tra le gambe.

Aveva un figlio. Aveva amato un altro uomo. Un abisso di tempo che l’aveva trasformata da giovane amante in madre.

Poco dopo la giovane donna del bancone entrò nella saletta con un vassoio. Lei si alzò e quando quella ebbe le mani libere si abbracciarono. Scambiarono due chiacchiere poi quando rimase ancora sola si sedette su un divanetto ecrù accanto al tavolino su cui giocavano i bambini. Prese in mano una tazza fumante, l’avvicinò al viso lasciò che il vapore le riscaldasse il volto, aspirò gli aromi, poi avvicinò la tazza alla bocca, si lasciò scottare leggermente labbra dal calore, la voluttà di appropriarsi di quel liquido caldo, chiuse gli occhi e trattenne tutte le emozioni conquistate, il conforto di quel momento. Il suo rito del thè, compiuto ancora dopo tanto tempo con gli stessi gesti di allora, di quando seduta a gambe incrociate sul suo letto si tuffava nel suo calore per ripararsi dagli spifferi della sua stanza in affitto. Doveva essere un thè nero, sicuramente speziato, e il dolce sul piattino forse una crostata o una fetta di torta, ma di sicuro doveva fatta in casa.

Stupidamente si era avvicinato troppo alla vetrata. Lei aprì gli occhi e fu allora che lo vide. Le tremò leggermente la mano qualche goccia calda scivolò giù per la tazza scottandole le dita.





Mi piacerebbe che quando “Cioccolateria Lorenzo” aprirà le sue porte questo racconto possa prendere in qualche modo vita. Che la gente possa sentirsi accolta da noi come nell’intimo della propria casa, che i bambini possano giocare nell’angolo a loro riservato mentre le loro mamma si riposano dalle fatiche sorseggiando una calda tazza di thè, che l’odore dei dolci fatti in casa, l’aroma dolce della vaniglia, quello pungente della cannella, il profumo del cioccolato investano gli avventori non appena entrati. Ci piacerebbe che venire da noi fosse un po’come andare da un amico “andiamo da Lorenzo…”
È già passato un anno da quando abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto e ormai mancano davvero poche settimane e sarà realtà. Quando ho letto il post della ciliegina, avevo da poco incontrato il rappresentante della Neavita il nostro fornitore per i thè, le tisane e gli infusi. Qualche giorno dopo sono arrivate le scatole, con i pacchi dei prodotti e il corredo per il thè ordinato. Erano lì che sembravano chiedermi di raccontare una storia…
Il thè bevuto da “lei” è un thè degli amanti. Thè nero, cuori di zucchero,fiori di fiordaliso blu,aromi. Thè nero dal dolce aroma che con i suoi colori ispira passione. Il dolce sul piattino, invece, una tortina Madeleines alle mele, cannella e mandorle. Cosa di meglio per tuffarsi nel ricordo di un vecchio amore...





Madeleines alle mele, cannella e mandorle
per circa 16 madeleines

2 mele
1/2 limone non trattato
25 gr di mandorle
1 cucchiaino di cannella in polvere
3 uova
150 gr di burro salato fuso
150 gr di farina
150 di zucchero
1 cucchiaino raso di lievito

Lavate, asciugate e grattate la scorza del limone. Sbucciate e tagliate le mele a dadini. Pelate e tritate non troppo finemente le mandorle.

Passate al setaccio la farina e il livito insieme. Sbattete le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Incorporate la farina e il lievito setacciati, i dadini di mela, la cannella, le mandorle, la scorza di limone grattata e il burro.
Mescolate fino ad ootenere un composto liscio ed omogeneo.

Lasciate riposare in frigorifero per almeno un'ora.

Scaldate il forno a 270°. Riempite gli stampini di silicone e infornate le madeleines per 4 minuti. Abbassate la temperatura a 210° e continuate la cottura per 4/6 minuti finché risulteranno dorate.

Sfornate le madeleines, attendete qualche minuto poi sformatele e gustatele a temperatura ambiente.

E con questo post, come detto, partecipo al contest di Tuki, Ciliegina sulla torta, E'sempre l'ora del thè!