Appropriarsi del piacere di sentire tra le proprie mani gli ingredienti: farina e uova che scivolano fredde tra le dita, l'impasto appiccicoso reso fluido da una goccia d'olio, un panetto da lavorare per venti minuti, finche non diventi liscio e omogeneo, nell'aspetto e nella consistenza.
E poi la fatica di tirare la sfoglia. Anche con la macchinetta.
Perché la manovella richiede comunque una certa forza, come il mattarello.
Eppure il lungo pomeriggio trascorso in cucina sabato scorso mi trascina in un tempo senza tempo, fatto di pensieri e di silenzio, di antiche preparazioni, di un tempo in cui il tempo aveva un valore diverso, non correva via e basta, era pieno, vissuto.
Mi tornano in mente i racconti di mia madre, di quando bambina vedeva sua mamma e le zie impegnate nella preparazione di lunghi e laborioso pranzi.
Mi accorgo sempre più di come in cucina si vada in controdenza rispetto ai trend comuni e quotidiani in cui si corre, si va veloce, si cerca di arrivare in anticipo.
In cucina la parola d'ordine è lentezza. E' calma. E' tempo a disposizione.
Quelle tre ore piene dedicate alla preparazione delle taglietelle per il pranzo del giorno dopo.
E poi il sugo di carne messo a preparare la sera prima, due ore di cottura, poi una notte di riposo e poi ancora altre due ore quasi di cottura la mattina seguente.
Il tempo è l'ingrediente più importante per ogni cibo che prepariamo.
Me lo dimostra la torta che ha chiuso il mio pranzo di domenica.
Una Sacher. Ma non "la Sacher". Sbirciando tra le ricette di un blog che amo particolarmente (quello di Juls) ho trovato la ricetta per questa Sacher semplice e veloce. Premetto che è molto buona, ma...
Ma mancava della Sacher tradizionale (sempre che di tradizione possa parlarsi visto che, a quanto si dice, la ricetta originale è ancora avvolta da un affascinanate mistero e non ho mai trovato una ricetta uguale ad un'altra!) con cui mi sono cimentata qualche mese fa, quell'insieme di laboriosa morbidezza, di fragrante dolcezza, un insieme di strati che si susseguono alternandosi e contrapponendo fra di loro rotondità di sapori e consistenze contrastanti.
E il tempo diventa indispensabile, a mio dire, nell'assemblaggio di tanta bontà.
Non a caso quasi tutte le versioni studiate in questi mesi si trovano daccordo nel suggerire di preparla il giorno prima per il giorno dopo, lasciando a tale sinfonia di sapori e odori il tempo necessario a fondersi e mescolarsi per bene.
Ora, non pensate che quanto detto prima sia in alcun modo una critica alla variante di Juls che, non solo è ottima, ma è anche un po' mia, dato che, manco a saperlo, la preparazione che lei da per la base è la versione al cioccolato della mia torta preferita: quella di yogurt, che, come vuole la tradizione iniziata in casa della nostra amica toscana, anche a me è stata passata un bel po' di anni fa da una delle mie migliori amiche.
In origine le dosi erano le stesse con il tempo, andando in cerca di ulteriore morbidezza le ho modificato un po'.
Vi posto la sua ricetta e la dedico a chi davanti ai tanti passaggi della Sacher ha desistito nel cimentarsi. E in particolare alla mia Manu.
Per la base
3 vasetti farina
2 v. zucchero
1 v. cacao
1 v. yogurt
1 v. olio di semi
3 uova
1 bustina di lievito vanigliato
Mescolate insieme tutti gli ingredienti, versate in una teglia da 24 cm di diametro e poi infornate a forno pre riscaldato a 180° per 35/40 minuti. Controllate sempre la cottura con uno stuzzicadenti.
Per la farcia
Confettura di albicocche
Brandy
Sciogliete sul fuoco tre quattro cucchiai di confettura(o anche di più se preferite uno strato alto e goloso!) di confettura e aggiungete un cucchiaio di brandy (io ne metto uno ogni due di confettura).
Quando la torta si sarà raffreddata tagliatela a metà e lasciate colare la marmellata su una delle due parti fino ai bordi.
Per la copertura
200 gr cioccolato fondente
200 ml di panna fresca
Preparate la ganache sciogliendo a bagnomaria il cioccolato fondente. Quando questo sarà fuso toglietelo dal fuoco e aggiungete la panna lasciatela una attimo sul cioccolato e poi mescolate con una frusta facendo dei movimenti dal centro verso l'esterno. Quando questa sarà liscia e omogenea potrete versarla sulla torta.
Variante...
Io ho versato un sottile strato di ganache anche sopra la farcitura di albicocche. Poi ho chiuso la torta con l'altra metà e ho ricoperto con la restante ganache. Ho recuperato questo passaggio dalla ricetta sperimentata poco tempo fa, è uno di quei susseguirsi di strati di cui vi parlavo....
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RispondiElimina...ora non ho più scuse... grazie. maniu
RispondiEliminaquesta ricettina sembra deliziosa! un bacione! ^.^
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